Unire la pedagogia al teatro è una questione prettamente educativa.
Lavorare nel settore pedagogico significa entrare nel mondo della formazione e della relazione. Scuole, centri di aggregazioni, comunità, centri diurni, ecc. sono i luoghi dove la pedagogia prende la sua forma.
Siamo abituati alla figura dell’insegnante: la figura di riferimento del processo formativo. Tutto viene associato a questa figura che aiuta l’educando in modo trasversale al fine di raggiungere diversi obiettivi:
- la possibilità di apprendere
- la voglia di emanciparsi e crescere
- il rinforzo affettivo e confidenziale
- la guida e il sostegno
Queste forme dell’educare prendono vita nella figura dell’insegnante “perfetto”, quasi come quelli descritti in alcune trasposizioni cinematografiche. Ma esiste un insegnante perfetto?
Bisogna avere fortuna. Bisogna incontrare la persona giusta.
In quest’ottica unire la formazione educativa a quella teatrale rafforza questo ruolo. L’educatore diventa un operatore pedagogico teatrale quando si orienta verso una pedagogia che unisce queste due grandi categorie, l’educazione e il teatro.
Ecco quindi che nasce una nuova pseudo-disciplina: l’educazione alla teatralità.
L’educazione alla teatralità come nuova frontiera di insegnamento
In questa dimensione la pedagogia teatrale prende il volo e si innesta nel processo educativo. A scuola e nei luoghi dell’educazione si innesta l’educazione alla teatralità, appunto come nuova disciplina.
Non significa fare solo teatro e mettere in piedi un laboratorio teatrale. Significa andare oltre, ossia sondare spazi nuovi, aprire la mente verso scoperte nuove, approcciarsi verso gli altri in modo diverso, apprendere con l’ausilio di strumenti innovativi e di cambiamento. In questo approccio gli obiettivi sono strettamente educativi.
La pedagogia teatrale aiuta i ragazzi alla consapevolezza di una forma di espressione e comunicazione complessa e completa. Si scava ciò che essi già possiedono.
Ci si avvicina allo strumento del teatro in modo ludico, perché attraverso il gioco ci si accosta al mondo, abbandonando provvisoriamente le proprie sicurezze e lasciandosi andare alla finzione, all’immaginazione, alla ricostruzione e reinvenzione delle cose, per approdare infine a nuove sicurezze.
Tra le forme di espressione il teatro è quella che più si avvicina al gioco puro e semplice di ogni essere umano.
Dal semplice gioco a Teatro
Il gioco diventa teatro quando lo si definisce dentro uno spazio preciso e protetto.
Il gioco diventa esperienza e rielaborazione dell’esperienza. La figura educativa, così come l’insegnante, aiuta a “E-ducere”, come scriveva Thomas Moore, a tirare fuori la nostra natura, il manifestarsi della nostra essenza, il dispiegarsi delle nostre capacità, il rivelarsi delle nostre possibilità.
L’educazione alla teatralità si pone l’obiettivo di educare le persone attraverso le arti espressive e tramite ciò mira allo sviluppo della creatività e dell’espressività personale di ciascuno.
L’arte teatrale è concepita come veicolo per la formazione della persona, ovvero l’azione espressiva della persona diventa un progetto e un processo di autopedagogia e di sviluppo del proprio agire creativo.
Da semplice teatro a Teatro Educativo (o pedagogia teatrale)
La Pedagogia Teatrale si pone l’obiettivo di educare tramite il teatro.
Il teatro e l’educazione sono due realtà che possiedono finalità comuni:
- da un lato la pedagogia pone al centro dell’azione educativa la persona con tutte le sue potenzialità da sviluppare;
- dall’altro il teatro persegue lo stesso obiettivo attraverso attività che stimolano lo sviluppo della creatività e la comunicazione.
La pedagogia teatrale non vuole trasmettere un sapere, ma si propone di portare il soggetto a formarsi attraverso l’esperienza personale e la scoperta di sé, delle proprie possibilità e dei propri limiti, al fine di esprimersi e comunicare.
È necessaria, quindi, una consapevolezza globale del proprio corpo: a livello motorio, dei propri mezzi di movimento; a livello affettivo, delle modalità di espressione dei sentimenti.