A teatro ci si racconta. Tante vite, tante storie, tante situazioni che si originano da una rappresentazione della realtĂ .
Si prende spunto da una storia per riflettere sulla propria realtà e sulle condizioni di vita. Sia l’attore che lo spettatore si identificano con queste storie e riflettono su di esse.
Andare a Teatro non vuol dire uscire dalla propria vita di tutti i giorni, vuole dire arricchirla e forse rigenerarla. Il teatro fa scaturire un insieme di emozioni, sensazioni non quantificabili e tutte descrivibili, perché per ogni persona (sia adulta che bambino) è diversa a seconda dello spettacolo e del genere teatrale che osserva. Tra attori e spettatori non ci sono barriere perché la forma comunicativa del teatro unisce tutte le persone.
Durante la finzione scenica le emozioni esplodono, siano esse drammatiche o felici. Gli spettatori si sentono partecipi della scena e provano empatia, così come può succedere guardando un film in una sala cinematografica.
Sin dai tempi piĂą antichi l’uomo ha fatto del Teatro il mezzo per esprimere le proprie idee, pensieri, emozioni senza alcuna paura, perchĂ© in esso e con esso ha sempre avuto e sempre avrĂ la totale libertĂ di esprimere tutto se stesso. Comunicare emozioni è imprescindibile e l’arricchimento tra attori e spettatori è reciproco.Â
Resta inteso che la condivisione empatica del percorso è riferibile a tutte le fasce di età : dagli adulti ai bambini. Gli stessi bambini mettono in scena diversi personaggi e attraverso di essi riescono a conoscere ed entrare in contatto con alcune parti nascoste della propria personalità . Allo stesso tempo capiscono meglio la parte di sé che emerge, la rielaborano, e la rivivono con maggiore consapevolezza.
Tutto ciò permette di aumentare il processo di autostima personale.
Emozione e condivisione
Il teatro non aiuta solo ad esprimere emozioni e a condividerle. Lo spettatore, coinvolto nella rappresentazione, mantiene una disponibilità all’ascolto delle proprie risonanze emotive interiori riconoscendole come proprie, di conseguenza vive un’esperienza non solo di piacere e di evasione, ma anche di auto-conoscenza e di riflessione attraverso gli spunti che lo spettacolo susciterà .
Se questi spunti vengono anche condivisi con altri spettatori, l’esperienza sarĂ piĂą ricca e significativa. L’ascolto e la condivisione sono il punto di partenza.Â
Gli stessi spunti riemergono anche dopo lo spettacolo e aiutano i soggetti coinvolti a rielaborare l’esperienza e a gestire meglio le proprie emozioni. In questo contesto post-spettacolo è possibile “governare le emozioni e dargli un nome”, grazie al processo di rielaborazione dell’esperienza vissuta.
(Un’attività che il nostro team è solito mettere in atto all’interno di tutti i percorsi teatrali pedagogici).
Gli attori, sulla scena hanno la possibilitĂ anche di rivivere, riconoscere e raccontare alcuni aspetti di se stessi, altrimenti inespressi, nella certezza di “esserci” e di essere per questo motivo visti e riconosciuti: tutto ciò aiuta a nutrire la propria autostima.
Oltre a ciò, il potere di agire in uno spazio protetto e con l’uso della maschera del personaggio, garantisce a tutti gli attori la sicurezza di non correre i rischi, con le relative conseguenze, tipici della cosiddetta vita reale. Maschera e realtà si interconnettono e trovano equilibrio sul palco come giù dal palco.
Si insinua un percorso esperienziale e affettivo. Solamente conoscendo se stesso ed emozionandosi, l’allievo-attore sarĂ in grado di emozionare il pubblico a teatro.
Obiettivi di un percorso pedagogico teatrale
Con particolare riferimento al quadro delle emozioni, un percorso teatrale può far migliorare e:
- Scoprire la diversitĂ come potenziale di ricchezza;
- Saper gestire le proprie emozioni e il proprio mondo immaginario;
- Prendere coscienza delle proprie emozioni ed essere in grado di estrapolarle, modularle, incanalarle, rielaborarle;
- Incoraggiare l’accettazione della propria individualità ;
- Contribuire al lavoro di gruppo e di societĂ (teatro sociale);
- Condividere esperienze attraverso il gioco e la condivisione nel gruppo;
- Incoraggiare relazioni di aiuto reciproco per un obiettivo comune;
- Favorire la socializzazione e la collaborazione;
- Intervenire sui conflitti e trovare soluzioni comuni;
- Tradurre le proprie emozioni in forme corporee;
- Rafforzare l’autostima.